Cos'è la psicoterapia
Il percorso di psicoterapia si propone di aiutare i pazienti ad individuare le principali componenti della sofferenza psicologica, aumentando la consapevolezza sui processi da cui la sofferenza origina e i meccanismi che la mantengono nel tempo.
Nel corso del trattamento i pazienti saranno aiutati ad operare i cambiamenti possibili al fine di raggiungere gli obiettivi personali, migliorare la qualità delle relazioni con gli altri e ridurre la propria sofferenza emotiva.
Io intendo il lavoro di psicoterapia come una collaborazione consapevole tra me e il paziente. Attraverso la costruzione di una salda alleanza, la condivisione degli scopi e la scelta della metodologia di intervento do particolare valore alle risorse esistenti e al contempo aiuto e sostengo le carenze e le difficoltà di funzionamento.
Attraverso l'aumento della consapevolezza di sé, delle proprie risorse e della capacità di ascoltare i propri bisogni si giunge alla crescita e allo sviluppo delle modalità emotive, cognitive, relazionali e comportamentali.
Tutto questo confluisce inevitabilmente nell'aumento del benessere.
Approccio TMI
La Terapia Metacognitiva Interpersonale (TMI) appartiene alla più recente generazione delle psicoterapie cognitive. Nasce e si sviluppa intorno agli anni ‘90 presso il Terzo Centro di Psicoterapia Cognitiva di Roma, ad opera di Semerari e collaboratori, per adattare i modelli di terapia cognitiva alla cura di pazienti complessi, in particolare con diagnosi di disturbi di personalità.
Clinicamente era stato osservato che questi pazienti erano poco o nient’affatto abili nel riflettere sui propri stati mentali e nell’identificare i pensieri e le emozioni che provavano e queste difficoltà impedivano ai terapeuti cognitivisti di applicare le tradizionali tecniche di terapia cognitiva standard fino ad allora esistenti.
La TMI è quindi un approccio sviluppato principalmente per il trattamento dei disturbi di personalità, ma valido anche per il trattamento dei disturbi di Asse I correlati (depressione, ansia, disturbi ossessivi, disturbi alimentari).
La terapia tende a migliorare la capacità dei pazienti di comprendere pensieri, emozioni e cause psicologiche dei propri comportamenti disfunzionali, di aumentare la comprensione dei pensieri ed emozioni degli altri e di cosa li muove all’azione, abilità queste che prendono il nome di “metacognizione”.
Il lavoro sulle abilità metacognitive promuove modi di relazionarsi più funzionali attraverso la comprensione degli schemi interpersonali che guidano le azioni.
Approccio BCT
La psicoterapia cognitiva (standard) nasce dalle intuizioni di Aaron Beck e Albert Ellis negli anni ‘60. Si tratta di una terapia che privilegia l’analisi dell’esperienza cosciente dell’individuo e basa l’intervento terapeutico sulle cognizioni, che sono le lenti attraverso le quali osserviamo la realtà. Le convinzioni di un individuo possono essere disfunzionali, cioè possono distorcere la realtà delle cose, attivarsi in modo rigido indipendentemente dai contesti e generare pensieri automatici negativi che producono sofferenza. Diventare quindi consapevoli delle proprie cognizioni offre l’opportunità di uscire dalla sofferenza psichica.
Studi scientifici controllati hanno dimostrato l’efficacia della terapia cognitiva nel trattamento di molti disturbi psicologici (depressione maggiore, disturbo di panico, fobia sociale, disturbo d’ansia generalizzato, disturbo ossessivo-compulsivo). È stato anche provato che questo tipo di terapia è efficace indipendentemente dal livello di istruzione, stato sociale e reddito della persona che richiede il trattamento.
Approccio REBT
La Terapia Razionale Emotiva Comportamentale di Albert Ellis, (REBT, Rational Emotive Behavior Therapy) è una derivazione della terapia cognitivo-comportamentale standard.
Si muove dall'assunto di base che pensiero ed emotività siano strettamente associati, agendo l’uno sull’altro reciprocamente.
La terapia REBT attraverso il modello “ABC” approfondisce la conoscenza dell’evento attivante (A), le conseguenze emotive e comportamentali (C), e le credenze ovvero i pensieri, (B). La terapia lavora modificando le credenze disfunzionali attraverso la disputa cognitiva (D) e la promozione di una risposta maggiormente funzionale e adattiva (E).
Approccio EFT
L’EFT, Terapia Focalizzata sulle Emozioni, è un approccio strutturato di terapia di coppia, formulato negli anni ’80, che basa le sue fondamenta sulla Teoria delle Emozioni e sulla Teoria dell’Attaccamento.
Ampiamente studiato in letteratura, risulta funzionale per la risoluzione del disagio emotivo a eziologia relazionale, e per il recupero, almeno parziale, di una buona relazione, anche per coppie i cui partner soffrono di depressione, disturbo da stress post-traumatico o malattie croniche.
L’applicazione dell’EFT consente, in particolare, di conoscere i momenti chiave di rottura nella relazione e di individuare una sorta di “danza relazionale”, peculiare di ogni coppia, che favorisca una gestione più virtuosa dei disequilibri relazionali. Attraverso una comprensione di modalità comunicative più funzionali, ogni membro della coppia impara a esprimere i propri sentimenti e i propri bisogni all’altro, in modo da favorire una risposta di apertura e comprensione.
Ciò di cui spesso c’è bisogno, in fondo, è vicinanza, fiducia e connessione.
Neuropsicologia
La Neuropsicologia è la branca delle neuroscienze che studia le relazioni tra esperienza psichica, comportamento e processi neurobiologici su cui tale esperienza si fonda. La neuropsicologia si riferisce essenzialmente al rapporto tra funzioni mentali superiori e strutture cerebrali sottostanti.
Lo studio delle funzioni cognitive permette di descrivere un profilo di funzionamento delle varie abilità: memoria, linguaggio, attenzione, ragionamento, abilità visuo-spaziali, problem solving. E' spesso utile per misurare l'esito di un danno cognitivo dopo ictus cerebrale, trauma cranico, intossicazione, neoplasia, o per valutare il decadimento cognitivo nelle malattie nerurodegenerative (ad esempio Alzheimer o Parkinson).
L’assunto generale è che i processi cognitivi sono correlati con il funzionamento di specifiche strutture cerebrali, per cui il danno di tali aree genera disabilità cognitive ed effetti a livello comportamentale che possono essere stimati attraverso una ampia valutazione.
La valutazione avviene attraverso la somministrazione di appositi strumenti di valutazione, detti test neuropsicologici, e dall'osservazione delle implicazioni di tipo psicologico, affettivo e di personalità conseguenti ai danni cerebrali.
L’esame neuropsicologico con i vari test viene eseguito con lo scopo di definire una diagnosi che permetta di pianificare un intervento riabilitativo tenendo conto delle abilità cognitive compromesse e di quelle preservate. Allo stesso tempo l’esame neuropsicologico permette di monitorare l’andamento di alcune patologie, in particolare quelle ingravescenti attraverso controlli ripetuti nel tempo (follow up).
Alla valutazione segue la definizione di un profilo funzionale in base al quale stabilire il percorso più adatto:
- riabilitazione neuropsicologica per persone colpite da ictus o traumi cranici.
L'obiettivo è quello di aumentare la consapevolezza delle difficoltà cognitive e/o comportamentali, esaminare e potenziare le strategie di compenso efficaci;
- stimolazione cognitiva per persone affette da patologie neurologiche degenerative.
L'obiettivo è la riattivazione e il potenziamento delle competenze residue, proponendo strategie e competenze compensative, accompagnate da attività di prevenzione e rallentamento della perdita funzionale delle abilità cognitive residue;
- sostegno psicologico al paziente e al caregiver in situazione di difficoltà.
L'obiettivo e giungere all'accettazione della diagnosi e al potenziamento delle abilità di adattamento.